martedì 25 giugno 2013

Minoranza & alloglossia: definizione

Per minoranze linguistiche si intendono gruppi di popolazione che parlano una lingua materna diversa da quella di una maggioranza: quest’ultima si identifica normalmente coi parlanti che hanno come lingua materna la lingua ufficiale dello Stato di cui sono cittadini. In accezione stretta, sono dunque minoranze anche quanti parlano un dialetto (intendendo con questo termine un idioma geneticamente autonomo, utilizzato in condizione di subordine rispetto alla lingua di maggior prestigio) o una lingua di recente importazione. Sotto questo punto di vista si può così definire minoranza linguistica, ad es., anche l’insieme dei parlanti abruzzese (o un singolo dialetto abruzzese), o degli immigrati che parlano il romeno (Telmon 1992). Diversamente da quanto avviene in altri paesi occidentali, però, il concetto di minoranza linguistica ha assunto in Italia un’accezione più ristretta (Toso 2006), sovrapponendosi a quello di alloglossia, che identifica varietà minoritarie aventi un’origine nettamente distinta rispetto alla lingua ufficiale e al diasistema dei dialetti italiani.
Il concetto di alloglossia viene spesso associato al carattere presuntamente ‘allogeno’ delle popolazioni: già ➔ Graziadio Isaia Ascoli (1861) parlava di «colonie straniere in Italia» per le comunità alloglotte da lui individuate, in base al presupposto di una corrispondenza tra confini geografici ed etnico-linguistici. Alla confusione tra i concetti di minoranza linguistica e di alloglossia si aggiunge spesso il ricorso a parametri di ‘storicità’ (presenza antica della minoranza alloglotta all’interno dei confini di stato) e ‘territorialità’ (radicamento della minoranza stessa su una determinata porzione di territorio): in tal modo però si escludono dal concetto di minoranza linguistica non solo i dialettofoni italiani, ma anche chi parla lingue alloglotte di importazione recente (lingue ‘immigrate’; ➔ acquisizione dell’italiano come L2) e quelle (presenti da secoli in Italia) di popolazioni nomadi o disperse (➔ zingare, comunità).
Storicamente, la confusione tra minoranza linguistica e alloglossia nasce in Italia per due motivi. Da un lato, la difficoltà di tenere distinto l’insieme di ‘minoranze’ rappresentato dagli utenti della dialettofonia tradizionale da una ‘maggioranza’ che di fatto, soprattutto nella situazione sociolinguistica attuale, vi corrisponde. Dall’altro, l’ulteriore confusione tra i concetti di minoranza linguistica (o, con termine di discutibile valenza scientifica, etnico-linguistica) e minoranza nazionale: quest’ultimo indica in particolare gruppi di popolazione presso i quali la diffusione di una lingua si associa all’affermazione di un differente senso di appartenenza rispetto alla maggioranza, col prevalere di caratteri ‘nazionali’ rivendicati come altrettanti segnali di adesione a un’identità collettiva diversa.
La distinzione tra minoranza nazionale e minoranza linguistica si può verificare, ad es., nel caso della popolazione germanofona dell’Alto Adige (➔ tedesca, comunità), che si riconosce per una serie di motivi (non soltanto linguistici) in una identità nazionale austriaca; mentre si può parlare di una minoranza nazionale catalana in Spagna, ma non in Italia, dove le tradizioni linguistiche della città di Alghero (➔ catalana, comunità) non determinano un diverso sentimento di appartenenza della popolazione catalanofona. Del resto, dal punto di vista linguistico, nel caso delle minoranze nazionali ciò che determina un’alterità è non tanto il persistere degli usi tradizionali, quanto l’impiego storico, accanto all’italiano, di una lingua ufficiale e di cultura diversa da esso: in Valle d’Aosta (➔ francese, comunità), così, è l’uso co-ufficiale del francese a fornire le prerogative di minoranza nazionale a una popolazione che nella prassi parlata adopera tale lingua in percentuale irrisoria, usando tradizionalmente, negli usi quotidiani, varietà dialettali di tipo francoprovenzale (e, oggi, prevalentemente l’italiano; ➔ francoprovenzale, comunità).
La suddivisione tra minoranze nazionali e minoranze linguistiche porta a considerare l’importante distinzione (Berruto 2009) tra lingue minoritarie e lingue minacciate. Infatti, se è vero che la condizione di minorità implica in genere una situazione di crisi degli usi tradizionali, fino all’obsolescenza e alla morte della lingua, è altrettanto evidente che le lingue delle minoranze nazionali, soggette a tutela in base ad accordi internazionali e praticate in contesti di co-ufficialità nella varietà standard che gode di prestigio e di ufficialità nei paesi di riferimento, appaiono meno esposte degli idiomi delle minoranze linguistiche a un’erosione delle proprie prerogative: solo il tedesco in Alto Adige, il francese in Valle d’Aosta e lo sloveno a Gorizia e Trieste risultano non a caso, secondo Berruto (2009: 341), lingue minoritarie non minacciate in Italia.

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