L’uomo fin dai primordi ha avvertito la necessità di comunicare con gli altri esseri della stessa specie. L’evoluzione anatomica del cranio, dei muscoli facciali, della lingua e degli altri muscoli connessi alla sua motilità e dello stesso osso ioide al quale la lingua è ancorata, hanno consentito l’emissione dei primi suoni fonetici creando le premesse che nelle successive tappe evolutive hanno dato origine ad un sistema di comunicazione verbale.
Una definizione ampiamente accettata e condivisa del termine lingua (linguaggio verbale umano) è quella che la definisce un mezzo primariamente orale di espressione e comunicazione umana, costituito da un sistema di segni che si attualizzano in messaggi o testi. In essa possiamo distinguere due dimensioni essenziali: una cognitiva che la caretterizza come “espressione simbolica del pensiero” ed una funzionale che ne mette in evidenza l’essere uno “strumento tipico di interazione comunicativa dell’uomo con i propri simili”. Vi è un certo accordo fra i linguisti nel riconoscere nella lingua la presenza di un certo numero di tratti costitutivi o proprietà tali da distinguere la lingua propriamente detta, o linguaggio verbale umano, da ogni altro sistema di comunicazione. In una lingua, nel senso più completo del termine, distinguiamo livelli di analisi diversi che possono essere studiati separatamente: la fonologia che si occupa dei suoni, la morfologia che studia le parole, i sintagmi per lo studio delle combinazioni parole, la sintassi che si occupa delle frasi e della loro concatenazione ed infine la semantica e la pragmatica, dove la prima studia il riferimento dei segni alle entità da essi designate, e la seconda le condizioni di appropriatezza del loro uso in una situazione.
Dopo queste premesse introduttive relative al termine di lingua, un altro termine da definire è quello di “interlingua”; con questo termine viene definita una lingua artificiale con finalità di esprimere il contenuto di parole e frasi composte in un insieme determinato di lingue. Questo fenomeno è studiato nell’ambito della “sociolinguistica” o “sociologia del linguaggio” che indaga sulla dimensione sociale del linguaggio, come fatto culturale e nella sua variabilità poichè questa tendenza alla variabilità è in rapporto alla variabilità dei contesti sociali. Pertanto questa forma di comunicazione perde ogni dimensione formale (tipica della lingua) e diventa strumento di comunicazione fra individui in contesti più o meno particolari.
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