domenica 11 novembre 2012

Spanglish/Espanglis

Dare un’esatta definizione del termine Spanglish non è certo semplice; tuttavia un termine “soddisfacente” può essere interlingua nella considerazione del fatto che nella sua costruzione attinge a due lingue ben identificabili: l’inglese parlato negli Stati Uniti e lo spagnolo parlato nei paesi latino-americani. Talvolta lo Spanglish viene definito pidgin ma anche la ‘jerga loca’, come lo ha definito Ilan Stavans, il più famoso studioso di questo mestizaje. Lo Spanglish, considerate le modalità costruttive e le ambientazioni sociali in cui nasce e si sviluppa trova una sua collocazione assimilabile al concetto di interlingua.

La storia della lingua spagnola
La storia della lingua spagnola delle Americhe ha origine sin dalla scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo, se non addirittura prima, dal momento che le lingue aborigene si mescolarono attraverso la guerra e le dominazioni all’interno del continente. In questi territori vivevano molte tribù Indio che parlavano lingue diverse: Mayan, Huichol e Tarascan in Messico; Araucanian, Guaranì e Quechua nel Sud America. Questi popoli furono sottoposti alla colonizzazione da parte della Spagna e quest’ultima, nel frattempo era a sua coinvolta in un’altra grande impresa: La Reconquista, che avrebbe spazzato via altre minoranze etniche, linguistiche e religiose, come gli Ebrei e i Musulmani, rendendo così il regno spagnolo interamente Cattolico e proclamando lo Spagnolo Castigliano lingua ufficiale del regno. Seguì quello che fu nominato il Secolo D’Oro Spagnolo (El siglo de oro), consistente in un rifiorire delle arti e della letteratura. Non diversamente successe in Messico: con la colonizzazione ci si rese conto che le tribù Indio erano veramente molte e ciò avrebbe portato alla diffusione della lingua Nahuatl, che ai tempi era la lingua franca del Messico. Inoltre i coloni spagnoli erano di gran lunga inferiori al numero delle tribù Indio. Benchè molti indio successivamente morirono a causa di malnutrizione ed epidemie, molti termini derivanti dalla lingua Nahuatl sono ancora oggi presenti nella lingua spagnola, ma vengono chiamati “americanismos”, esempi sono “molcajete” da “mulcazitl”, “aguacate” da “ahuacatl”, “huipil” da “huipilli”, mentre il termine “canoa” è rimasto in lingua Nahuatl. Inoltre alcuni autori Spagnoli si resero conto che erano già esistenti testi in Nahuatl e Guaranì. Si può dunque dire che lo Spagnolo del centro-sud America è nato dallo spagnolo dei colonizzatori più influenze delle parlate locali, come la lingua Nahuatl; per riportare le parole di Stavans: “But, significantly, no middle ground emerged in Mesoamérica, no premodern Spanglish – not a mestizo Spanish but an in-between Spanish and indigenous tongues like Nahuatl.” Cominciano ad essere pubblicati vari dizionari riguardo “el mestizo” tra la lingua spagnola e le lingue delle civiltà precolombiane sin dalla fine del ‘400, che mettono in risalto le origini di alcuni termini della lingua spagnola che derivano da altre lingue come la lingua Nahuatl, l’arabo, il francese, l’ebraico, il greco e il latino. Ma sarà solo con la nascita della Real Academia Española de la lengua Castellana (come l'accademia della Crusca in Italia e la Académie française) nel 1713 che si incomincerà a dare una svolta sistematica negli studi sull’idioma: lo scopo infatti, sarà quello di istituzionalizzare uno dei dialetti della penisola spagnola e di salvaguardarlo per mantenerlo nella sua pura forma. Difatti, tutti i vocaboli di origine “esotica” (araba, ebraica…) non vennero introdotti nei loro studi e vennero considerati rudi e offensivi. Da qui nacque un vero e proprio vocabolario dell’Accademia che si diffuse oltreoceano, intorno alla fine del XIX secolo, in America Latina. La svolta finale invece, sarà con la dittatura di Francisco Franco in Spagna e soprattutto con l’avvento della democrazia nel 1974: in questo perido infatti, verranno riconosciuti a livello nazionale, come e vere proprie lingue della penisola iberica il Galiziano, il Catalano e il Basco. Tuttavia, fino a qualche anno fa, sono stati pubblicati dizionari di lingua spagnola che racchiudevano la terminologia hispano-americana, un esempio è il Diccionario de hispanoamericanismos no recogidos por la Real Academia di Renaud Richard, ma non mancano anche dizionari di mexicanismos, peruanismos, colombianismos, argentinismos e altri ancora, pubblicati sia in Spagna che nelle Americhe, frutto degli studi della Academia Norteamericana.

La storia della lingua inglese L’avvento dei barbari Sassoni e Juti nel 450 d. C in Bretagna, nonché i loro contatti con i Celti e i Normanni diede luogo ad un idioma, l’inglese, il processo avvenne lentamente. Con i Canterbury Tales di Chaucer, l’idioma seguì un percorso sintattico normalizzato, ma alcune caratteristiche grammaticali non furono modificate. Solo dai primi del ‘600 si incomincia a parlare di vocabolario: il primo approccio sistematico fu il Cawdrey’s Table Alphabeticall. Nella seconda metà del ‘700, uno studioso, Doctor Johnson rendendosi conto che la lingua è in costante mutamento, stilò il Dictionary of The English Language, il cui scopo era di mostrare le varianti della lingua inglese, raccogliendo gran parte dei vocaboli e modi di dire dalle zone di origine anglo-sassone come gli Stati Uniti, Australia...e raccogliendo anche termini di origine latina, greca, francese, evidenziandone l’origine linguistica e la storia del termine, consentendo così di trovare una spiegazione alla nascita dei neologismi presenti nella lingua inglese. Anche negli studi sulla lingua inglese non mancavano pareri opposti: il linguista Matthew Arnold ad esempio scrisse un saggio “The Literary Influence of Academies”, dove invitava il Cardinale Richelieu a salvaguardare la purezza della lingua francese; Arnold sperava infatti che gli studiosi inglesi proseguissero sulla stessa linea d’onda. In opposizione al dizionrio di Johnson, nacque l’Oxford Language Dictionary, come emblema dell’individualismo. Come il Diccionario della Real Academia, anche l’Oxford mette in risalto i termini e modi di dire inglesi considerati rudi e volgari solo perché derivano da altre lingue. Tuttavia, col passare del tempo, intorno al XIX secolo, ci si rese conto che i gallicismiinfluivano sugli autori inglesi come Milton e Dryden, e fu interessante notare come ognuno di loro utilizzava modi diversi per indicare le stesse parole: difatti, gli studiosi hanno notato le differenze che intercorrono fra l’inglese parlato ad esempio in Australia e quello di altre zone, come l’India, la Nuova Zelanda…e ciò ha permesso la compilazione e la pubblicazione in tutti i paesi anglosassoni, ancor’oggi, di numerosi dizionari delle varianti della lingua inglese.

L’incontro fra le due lingue e nascita dello Spanglish.
L’incontro nel 1492 fra la civiltà anglosassone e la civiltà hispanica produsse soltanto una verbal miscegenation. Cambiamenti drastici arriveranno soltanto verso i primi anni dell’800, quando Napoleone venderà la Lousiana agli Stati Uniti e con l’arrivo degli Anglo-americani in Texas, Arizona, New Mexico e California. Verso il 1822 si diffonde il commercio con il Messico, e il Texas diventa interamente americano, quadruplicando la popolazione nell’arco di un decennio. Nel 1848, con la firma del trattato di Guadalupe-Hidalgo da parte del dittatore messicano Antonio Lopez De Santa Anna, circa i due terzi del territorio messicano passarono agli Stati Uniti, e le popolazioni dei territori come l’Arizona, Califronia e New Mexico cambiarono cittadinanza da un giorno all’altro. L’articolo VIII del suddetto trattato stabilisce infatti le prerogative di questo cambiamento. Ne riporto la versione inglese:

“Mexicans now established in territories previously belonging to Mexico and which remain for the future within the limit of the United States, as defined by the present treaty, shall be free to continue where they now reside, or to move at any time to the Mexican Republic, retaining the property which they possess in the said territories, or disposing thereof, and removing the proceeds wherever they please; without their being subjected, on this account, to any contribution, tax or charge whatsoever. Those who shall prefer to remain in the said territories, may either retain the title and rights of Mexican citizens, or acquire those of citizens of United States. But they shall be under the obligation to make their election within one year from the date of the exchange of ratifications of this treaty: and those who shall remain in the said territories, after the expiration of that year, without having declared their intention to retain the character of Mexicans, shall be considered to have elected to become citizens of the United States. In the said territories, property of every kind, now belonging to Mexicans, not established there, shall be inviolably respected. The present owners, the heirs of these, and all Mexicans who may hereafter acquire said property by contract shall enjoy with respect to it, guaranties equally ample as if the same belonged to citizens of the United States.”
[Traduzione: “I messicani ora insediati nei territori appartenenti precedentemente al Messico e i quali in futuro rientreranno nei confini degli Stati Uniti, come stabilito dal presente trattato, saranno liberi di continuare a vivere dove ora risiedono o di spostarsi in qualsiasi momento nella Repubblica Messicana, mantenendo le proprietà che possiedono nei suddetti territori, oppure disponendone e trasferendo il ricavo dovunque sia da essi gradito; senza essere soggetti, per questa ragione, a nessun tipo di contributo, tassa o onere di qualsiasi genere. Coloro che preferiranno restare nei suddetti territori, possono mantenere i diritti dei cittadini messicani, o acquisire quelli dei cittadini statunitensi. Tuttavia, avranno l’obbligo di scegliere entro un anno dalla data di ratifica del trattato: coloro che resteranno nei suddetti territori, dopo la scadenza del termine preposto, senza aver dichiarato la loro volontà di mantenere la cittadinanza messicana, saranno considerati cittadini degli Stati Uniti. Nei suddetti territori, le proprietà di qualsiasi genere, appartenenti ai Messicani che non vivono lì, saranno rispettate in maniera inviolabile. Gli attuali proprietari, gli eredi di quest’ultimi e tutti i messicani che in avvenire potranno acquistare con contratto le suddette proprietà ne godranno con rispetto e con le stesse ampie garanzie di cui godono i cittadini degli Stati Uniti.”]

L’Inglese divenne così la lingua dominante, della diplomazia e dell’economia, ma l’utilizzo dello spagnolo nelle scuole e nelle famiglie non svanì affatto, ne sono testimonianza vari quotidiani statunitensi, come “El Nuevo Mundo” di San Francisco. A poco a poco, Key West e New York divennero poli d’immigrazione per le comunità portoricane e cubane. Col passare del tempo, sin dai primi del ‘900, il codice linguistico cambiò: molti termini spagnoli vennero adottati nella lingua inglese e viceversa, molti termini inglesi adoperati dagli hispanici. Furono anche pubblicati dizionari di anglicismi nel mondo hispanico, dal centro e sud America fino in Spagna.

Diffusione dello Spanglish
Lo Spanglish è diffuso maggiormente nei territori del sud-occidentali degli Stati Uniti, in quanto questi territori oltre ad essere confinanti con il Messico, un tempo sono stati di dominati dagli spagnoli. Anche in Florida è diffuso lo Spanglish, nonostante si trovi nel versante orientale, perché metà di molti cubani. Il fenomeno comunque è sempre in espansione grazie alle continue immigrazioni di popolazioni hispaniche - che attualmente rappresenta il 15% circa della popolazione totale del paese - soprattutto in Texas e in California e si prevede che possano di gran lunga superare il numero dei neri americani (Di Gesù e Compagno, 2007). Ecco una panoramica dei principali territori dove lo Spanglish è maggiormente diffuso:
California, USA. Con circa 36.000000 di abitanti, di cui circa 4.000000 a Los Angeles altra melting pot americana dopo New York (vedi.), la California è lo stato americano dove è più diffuso lo Spanglish, infatti circa il 28% della popolazione è di origine hispanica, con padronanza di entrambe le lingue, inglese e spagnolo più lo Spanglish. Essendo confinante con il Messico (nello specifico con la regione della Bassa California), è da lì che proviene la maggior parte della popolazione di lingua spagnola. La lingua ufficiale dello stato resta l’inglese, e lo spagnolo, seppur insegnato solo come materia scolastica, rappresenta la seconda lingua più diffusa.
New Mexico, USA. Definito lo stato “spagnolo” degli Stati Uniti, il New Mexico o Nuevo México deve l’aggettivo al fatto che è l’unico stato americano dove la lingua ufficiale, nonché la più diffusa, è lo spagnolo. Il New Mexico un tempo è stato anche territorio indiano, infatti alcuni nativi americani hanno subito la colonizzazione da parte degli spagnoli che portò il territorio ad essere annesso al Messico. Solo nel 1912 lo stato entrò a far parte degli Stati Uniti, dopo essere stato anche territorio texano.
Texas, USA. Anch’esso territorio indiano e tutt’oggi emblema del Far West, il Texas è stata una delle prime colonie spagnole, divenuta successivamente parte del Messico, seppur soggetto anche alla pressione francese proveniente dalla Lousiana. Entrò a far parte nella confederazione statunitense nel 1861, e qualche anno più tardi fu soggetto alla segregazione razziale. Un tempo la lingua ufficiale era lo spagnolo, ma successivamente divenne l’inglese. Lo Spagnolo tutt’oggi rappresenta la seconda lingua più diffusa.
Arizona, USA. Confinante con il Messico e altri stati americani con diffusione di lingua spagnola, fu esplorato dagli spagnoli che l’aggregarono al viceregno della Nuova Spagna, mentre i coloni inglesi arrivarono tardi. Un tempo questo stato era un unico territorio insieme al New Mexico, quando la tribù degli Apache vinse la guerra contro il Messico, divenendo territorio autonomo degli Indiani. La lingua ufficiale è comunque l’inglese, ma la seconda lingua più diffusa è lo spagnolo.
Florida, USA. Situata nel versante orientale degli Stati Uniti, la Florida prende il nome dall’aggettivo spagnolo che sta per fiorita, in quanto il territorio venne scoperto durante il periodo di Pasqua, ovvero Pascua florida. La dominiazione spagnola risale ai primi del ‘500, ma successivamente si formarono anche colonie francesi e inglesi. Nel 1821 passo ufficialmente sotto il domino inglese come 27° stato degli Stati Uniti. La diffusione della lingua spagnola e dello Spanglish è dovuta, oltre all’influenza spagnola dei secoli passati, anche al continuo flusso migratorio degli hispanici provenienti dai Caraibi, in particolare dei profughi Cubani, data la vicinanza di Cuba con lo stato (circa 90 miglia di distanza). Difatti, in Florida, soprattutto a Miami, è appunto parlata una variante particolare di Spanglish, il Cubonics.
New York, USA. La città omonima, New York, è oggi la città più popolosa degli States. Considerata melting pot, in quanto ospita tantissimi immigrati di etnie varie (circa il 36 % della popolazione è nato all’estero), ospita la più vasta comunità afro-americana degli Stati Uniti (circa il 31%) e le lingue parlate sono circa 170. La presenza della lingua spagnola e dello Spanglish a New York si sviluppa per lo più nei sobborghi, in particolare nel Bronx, distretto “difficile” e abitato per la stragrande maggiornanza da immigrati latino-americani e da afro-americani. E’ all’interno di questi quartieri che si respira appieno un’atmosfera esotica, e dove sono per lo più i giovani hispanici (tendenzialmente dominicani, seguiti poi da giamaicani, messicani, colombiani…) a conversare in Spanglish, mentre il Nuyoricano rappresenta lo Spanglish parlato dai dominicani.
Messico. Unico territorio di origine spagnola confinante con gli Stati Uniti, il Messico un tempo era abitato da civilità come Maya, Aztechi e Incas; che parlavano lingue differenti e che hanno lasciato una significativa traccia nel territorio, a partire dall toponomostica. Solo con la venuta dei conquistadores e di Herman Cortés la lingua spagnola si diffonderà rapidamente, conservando comunque notevoli influenze e termini propri delle lingue dei popoli precedenti. Col tempo il Messico fu protagonista di diverse battaglie per la conquista di alcuni territori confinanti, che per un certo periodo furono sotto la sua giurisdizione. Ma successivamente alcuni di questi territori passarono agli Stati Uniti e quindi sotto influenza inglese. La lingua spagnola è tutt’oggi la lingua più diffusa insieme a diversi idiomi indigeni ed è la lingua nazionale, ma nelle zone di confine con gli Stati Uniti, nelle località balneari e nelle città più grandi viene parlato e insegnato nelle scuole prestigiose private anche l’inglese. Lo Spanglish è diffuso prevalentemente fra i giovani e la varietà tipica del Messico è il Chicano.

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